Praticamente tutte le linee guida del mondo suggeriscono di contenere al massimo i grassi saturi perché fanno aumentare il colesterolo, in particolare quello considerato più pericoloso, le Ldl (da low density lipoprotein). L’Oms raccomanda che la quantità di grassi saturi giornalieri non superi il 10% del totale delle calorie e che le fonti di questi grassi, come il burro, siano sostituite con oli vegetali ricchi di grassi polinsaturi. Ma quanto è fondato il monito? Da molti anni una parte della comunità scientifica mette in dubbio l’esistenza di un rapporto di causa-effetto tra il consumo di cibi con questi grassi, che di certo fanno aumentare colesterolo e Ldl, e il rischio di malattie cardiovascolari (o cancro o ictus), sottolineando come ci siano poche prove realmente affidabili in merito. Ora sul tema torna FoodNavigator, in un articolo in cui richiama dati recenti, elaborati con metodologie moderne e ottenuti lavorando sui dati di altre ricerche condotte nel secolo scorso su centinaia di migliaia di persone, tornando a chiedersi se non sia tutto da rifare. In base a quanto emerge dalla maggior parte di essi, infatti, il legame sarebbe quantomeno discutibile.
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