Studio di Ats Milano sull’iniezione booster del vaccino anti-Covid: ricoveri ridotti di dieci volte. Aumentano i nuovi positivi: colpa del calo dell’attenzione e delle nuove varianti
La dose booster ha fatto da «setaccio» per i fragili. Chi l’ha ricevuta in tempo ha ridotto del 50 per cento il rischio di sintomi in caso di contagio rispetto ai non immunizzati. Chi invece si è fermato alle due dosi ha visto crollare la protezione dopo 7 mesi e di fatto si è trovato «scoperto». Non è troppo tardi per correre ai ripari ora, anzi. I contagi tornano a salire, l’epidemia non è scomparsa.
Lo studio di Ats Milano
Guardando lo studio di Ats Milano pubblicato sulla rivista scientifica «Epidemiologia e prevenzione» emerge il ruolo chiave della terza dose. L’analisi fotografa quello che è successo a quasi 3 milioni di cittadini del Milanese e del Lodigiano tra il 1° ottobre e il 31 dicembre scorso. Nei tre mesi di osservazione un milione e 153 mila persone hanno fatto la terza dose. Questo gruppo è formato in larga parte da operatori sanitari, anziani e malati cronici, tra i primi a essere coinvolti nella campagna e di conseguenza nella fase dei richiami. Sono più «svantaggiati» rispetto ai 378 mila non immunizzati, generalmente giovani e meno debilitati da altre malattie. Eppure in caso di infezione se la sono cavata meglio, grazie alla tripla vaccinazione. I non immunizzati positivi hanno avuto un rischio due volte maggiore di avere sintomi, se paragonati a coloro che hanno ricevuto la dose booster, e 10 volte superiore di essere ricoverati. Non solo. Sono stati curati in terapia intensiva 9 volte di più, con un rischio di morte 3 volte più alto.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento