Il pomodoro è il vero simbolo della cucina italiana, perché compare nelle ricette di ogni regione, e in mille varianti diverse. Eppure il solanum lycopersicum, questo il suo nome scientifico, non proviene dall’Italia o dal Mediterraneo, bensì dall’America centrale.
Fu il conquistatore spagnolo Hernán Cortés che, in una sua spedizione del 1540 verso il Messico, decise di cogliere alcune di queste piante e portarle in Europa. La loro diffusione fu pressoché immediata: in Italia arrivò quattro anni dopo, e si diffuse soprattutto nelle regioni meridionali, ma fu solo intorno al Seicento che si iniziò a usarlo in cucina, poiché la pianta, pur bella e dai ricchi frutti, era considerata velenosa.
“Pomo d’oro” (pomodoro), poiché in origine il suo colore era giallo intenso: diventò rosso con un lavoro di ingegneria botanica primordiale, innestandone varietà e tipi diversi, fino a renderlo uno dei capisaldi degli ingredienti della dieta mediterranea.
Oggi lo si trova sotto tantissime forme, fresco o conservato, ma in origine nessuno riuscì a capire come mantenerlo fresco e utilizzabile per più di qualche giorno. La possibilità di conservare i pomodori in dispensa venne scoperta grazie agli studi del medico italiano Lazzaro Spallanzani, che comprese il meccanismo della pastorizzazione attraverso la bollitura dei barattoli in acqua bollente.
Proprietà nutrizionali
Con sole 18 calorie, il pomodoro è uno degli alimenti a minor apporto calorico nella macrocategoria di frutta e verdura, anche perché quasi il 95% del suo peso è costituito da acqua.
L’apporto maggiore a livello vitaminico e di nutrienti è dato dalla vitamina C, con i suoi 13,7 mg per 100 grammi di prodotto (quasi il 23% della dose giornaliera raccomandata), seguito subito dopo dalla vitamina K (11,3% della RDA).
Buono anche il contributo di folati, vitamina E e vitamina A, mentre è decisamente alto il contenuto di licopeni.
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