Da Israele arrivano notizie non buone circa la protezione del vaccino contro le varianti, in particolare contro la mutazione Delta, quella che più si sta diffondendo nelle ultime settimane in Europa. Yaniv Erlich, professore associato alla Columbia University, ha pubblicato e commentato i dati del Ministero della Salute israeliano riguardo l’efficacia del vaccino anti-COVID della Pfizer-BionTech contro il ceppo cosiddetto "indiano" del coronavirus, in questo momento temuto nel mondo per la sua alta trasmissibilità.
"Il ministero della Salute riferisce che l’efficacia di Pfizer per la protezione contro la variante Delta scende al 64% dal 94% contro altri ceppi. Ciò ha importanti implicazioni per l’immunità di gregge e la capacità del virus di evolversi ulteriormente", ha scritto Erlich. Insomma una perdita del 30% di efficacia contro la variante Delta.
Oggi, come confermato e riportato dal quotidiano Corriere della Sera, Israele rappresenta uno dei Paesi al mondo con la più alta percentuale di immunizzazione della popolazione contro il COVID-19, con il 57% dei cittadini che ha completato il ciclo vaccinale, l’88% dei quali appartenenti alla fascia d’età con più di 50 anni. Nella rilevazione degli ultimi dati raccolti dal 2 maggio al 5 giugno sul territorio, il vaccino della colosso farmaceutico americano aveva fatto registrare una copertura contro il contagio da Sars-CoV-2 del 94,3%.
Cinque giorni dopo l’eliminazione delle restrizioni anti-COVID da parte del governo di Tel Aviv, a partire dal 6 giugno, la protezione di Pfizer ha cominciato a scendere fino al 64% di inizio luglio. Il 55% dei nuovi casi rilevati venerdì scorso in Israele interessavano persone che avevano già ricevuto il vaccino.
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento